Iconografia degli evangelisti e analogia con la simbologia astrologica. Riferimenti nel territorio abruzzese.
A cura di: Antonio Leone
Entra nella sezione ARTI VISIVE

Se vuoi comunicare con Antonio Leone: antonioleone@theorein.it

Capitolo 6

Conclusioni

Nell’escursione di un campionario significativo di opere, privilegiante soprattutto la varietà delle tipologie artistiche della cultura figurativa sviluppatasi in territorio abruzzese, si è osservata la modalità di riproduzione delle immagini, rappresentanti gli evangelisti, nell’arco temporale di alcuni secoli, e più precisamente dal XI al XV sec. compresa una sortita nel XVII sec. Un periodo del quale le testimonianze storico-artistiche indicano importanti scenari di cambiamenti ed interazioni culturali.

In questo senso, la pluralità delle opere testimonia, per ogni caso specifico, la confluenza delle varie tradizioni iconografiche, le quali, in seno alle manifestazioni locali, inseriscono altri idiomi figurativi, producendo così interpretazioni più o meno originati dei rispettivi prototipi.

In questo si innesta la possibilità di diverse traduzioni della stessa simbologia evangelica.

Dalla rassegna esaminata, si possono estrapolare alcuni aspetti evidenti: la prevalenza preponderante di una disposizione iconografica che prevede gli evangelisti apostoli nelle posizioni elevate, per quanto riguardano i contesti figurativi a sviluppo verticale; la sostanziale variabilità, ovvero scarsa coerenza statistica, della loro disposizione generale, evidente principalmente negli sviluppi orizzontali.

Si può desumere che a monte delle direttive e delle scelte teologiche che hanno prodotto tali opere, non ci sia stata altra motivazione che non sia quella strettamente correlata alle caratteristiche desunto dalla struttura del Vangelo, o dalle tradizionali indicazioni canoniche quale la formulazione di Gregorio Magno (52), secondo la quale viene espressa la quadruplice qualità di Cristo in quanto, uomo nella natività, vitello-toro nel sacrificio, leone nella resurrezione ed aquila nell’ascensione.

Tra le presunte implicazioni simboliche, la matrice astrologica viene conservata nella esistenza stessa dei simboli, e non sembra essere stata considerata, nella loro funzione evocativa all’interno del vissuto religioso, a dispetto di alcuni episodi che possono indurre a pensare il contrario.

Tuttavia la forza evocativa dì una rappresentazione simbolica che esprime l’armonica pluralità delle forze universali rimane inalterato se, ad esempio, si osserva la geometrica schematizzazione della volta brunelleschiana della Cappella Pazzi a Firenze.

E’ riprodotto, infatti, uno schema circolare diviso in dodici nitide sezioni, completato dai tondi dei quattro evangelisti posizionati nei pennacchi, in corrispondenza esatta delle analoghe posizioni dei segni fissi zodiacali.

Diventa difficile non percepire la geometria archetipica” del cerchio zodiacale, sostenuto dai quattro elementi ed illuminato dalla luce centrale ‘divina’ da cui tutto trae origine.

foto
 

Volta della Cappella Pazzi,Firenze

E’ un esempio di perfetta sovrapponibilità di una costruzione simbolica sull’altra, che pone non poche riflessioni riguardo le ormai evidenti convergenze numeriche tra diversi concetti biblici e altrettanti principi cosmo-astrologici (vedi le ripetizioni sui valori numerici del dodici, del sette, come i sette pianeti tradizionali, le citazioni dei Luminari, oltre a consonanze numeriche più complesse 53).

Ancora una volta, però, a distribuzione degli evangelisti contraddice la percorribile analogia astrologica (per la quale il toro-Luca e l'aquila-Giovanni dovrebbero occupare pennacchi fra loro opposti come anche il leone-Marco e l’angelo-Matteo) ma ciò non risulta rilevante nel quadro di una lettura che è propria del livello simbolico suggerito dal numero e dalla geometria:

"Lo Zodiaco, in effetti, si esprime attraverso un grandioso simbolo qual’è il cerchio, il cui centro è l'ideale sorgente di tutte le energie vitali che si rinnovano perennemente è governato da antiche e complesse leggi geometriche e matematiche che esprimono significati esoterici, magici e religiosi. Esso utilizza un vero e proprio linguaggio simbolico che rappresenta il punto d’incontro tra il mondo psicologico e spirituale dell’uomo (rnicrocosmo) e l'universo astrale (macrocosmo). (54)

Spostando quindi la lettura su livelli diversi da quello propriamente religioso, si incontra, o si rivive, inevitabilmente la complessa, e allo stesso tempo semplice, dimensione simbolica che da sempre accompagna i percorsi della comunicazione e dell’arte.

La scuola ìconologica generata da A. Warburg e F. Saxl nei primi decenni del '900 ha appunto approfondito i rapporti intercorrenti tra il linguaggio artistico e le eredità delle antiche scienze e mitologie:

«Per Saxl, come già per Warburg, l’astrologia (e l’iconografia astrologica) occupa un posto centrale nella storia della tradizione classica, poiché le antiche divinità, travolte come tali dal crollo del paganesimo, sono però sopravvissute nel medioevo non solo come nomi dei pianeti (o dei giorni della settimana) ma anche come essenze" [...] Il cristianesimo non aveva nulla da sostituire all’antico sistema astrologico.../... tramandata (ma anche osteggiata) [...] l’astrologia conservò, quindi, quasi in un bozzolo, frammenti dell’antica scienza [...] le figure degli dèi e dello costellazioni vengono in più di un modo ripensate, e persino stravolte, ma restano per sempre riconoscibili e per così dire "pronte al recupero» (55).

Un esempio che svela nuovamente la molteplice valenza simbolica attribuita agli evangelisti, viene citato dal Panofsky nella constatazione di come artisti e miniaturisti medievali usavano trasporre anche gli attributi del mito di Atlante nelle loro rappresentazioni:

[...] le grandiose figure degli evangelisti seduti su un globo e reggenti un trofeo celeste, combinano i tratti del Cristo in maestà con quelli delle divinità del cielo greco-romane. /... il prototipo classico [...] non è stato il dio Coelus [...] ma Atlante che fatica sotto il peso del cielo [...] Coelus era considerato il dio che governa i cieli, Atlante quello che li sostiene [...] Era perciò fondato l’uso del tipo Coelus per la rappresentazione di Dio, come fondato era l’uso del tipo di Atlante per gli Evangelisti, che al pari di Atlante, conoscevano i cieli ma non li governavano. (56)

L'occasione offerta dalla iconografia degli evangelisti, contribuisce e stimola, in conclusione, ad approfondire ulteriormente gli aspetti dell’arte i quali, sui binari già tracciati della visione iconologica, concorrono nel percorrere la prospettiva che considera l’arte visiva” un aspetto dei processi culturali, ma sempre in perenne osmosi ed interdipendenza con tutti gli altri.


52 Homiliae in Ezech, cit. in Enciclopedia dell'Arte Medievale, vol. VI

53 Un esempio è dato dal rapporto individuabile tra i 5 libri del pentateuco, ed i 72 studiosi autori della sua "traduzione": il rapporto infatti tra 5 e 72 produce i 360° del cerchio. L'esempio presenta, inoltre, la coincidenza con i 72 anni necessari allo spostamento di 1 grado zodiacale nella precessione degli equinozi.

54 T. De Stephanis, Jung: un nesso tra due poli, Theorein, pp.68-69

55 Dalle note di Saxl F. La fede negli astri, Torino, 1985

56 E. Panofsky, Il significato delle arti visive, Torino, 1999, note p.47 


Theorèin - Marzo 2006